sabato 28 aprile 2012

forme, colori ed emozioni nelle tossicodipendenze


ContattArti
Forme, colori ed emozioni nelle tossicodipendenze
Un progetto di counseling espressivo e artiterapie nella Comunità Emmanuel



 Canalizzare in un progetto di laboratori emozionali la specialità dei suoni, dei colori e delle immagini, caratteristici dell’arte e della creatività, significa lavorare sul processo unificante, sul piano emozionale e cognitivo, dell’esperienza del proprio Sé che trova piena espressione e conciliazione attraverso la completezza della sua manifestazione, sintetizzando la comunicazione verbale e non verbale, promuovendo così sani e completi processi di crescita e di sviluppo.
 L’espressione creativa, come noto, è l’espressione del sentimento interiore dell’uomo capace di mettere l’individuo nell’autentica condizione di entrare in contatto con la propria realtà interna per conoscerla, accettarla, modificarla.
 La creatività, di cui ogni essere umano è dotato, è una grande risorsa da cui attingere. In questo senso il counseling espressivo e l’arteterapia ci aiutano a riscoprirla e ad utilizzarla per modificare e migliorare il nostro percorso di vita.
 I laboratori di ContattArti si basano su queste premesse e tendono a stuzzicare la produzione artistica del Sé e la rappresentazione creativa, simbolica, emozionale dell’essere, come offerta di un canale alternativo (non a sé stante ma integrato con gli altri e  collaborante con essi) attraverso il quale, per dirlo socraticamente, conoscere se stessi e, pindaricamente, divenire ciò che si è.  In altre parole, entrare in con-tatto con se stessi e le proprie emozioni, dove il tatto è rappresentato proprio dalla discrezione e delicatezza dell’arte e del gioco, della creatività.
 Il focus dei lavori con le artiterapie e il counseling espressivo è, di fatto, il processo creativo in sé che stimola l’accesso agli aspetti più intimi e nascosti di sé e consente di contattare ed esprimere le emozioni più recondite e spesso inaspettate, di potenziare le abilità non riconosciute, di scoprire e riscoprirsi, creare e ri-crearsi, di coinvolgere l’individuo nella sua totalità mente-corpo: in questo senso il processo creativo è già “terapeutico” in sé.
 Ogni laboratorio rappresenta, per chi partecipa e chi lo conduce, un dolcissimo tuffo entro la vita vera, navigando nelle emozioni, nelle sen-azioni, e non c’è esperienza più bella che recuperare di volta in volta un’inarrestabile meraviglia.
 Per diventare bambini ci vuole una vita, diceva Picasso…Ed è proprio vero: persa la spontaneità e la semplicità dell’infanzia, ingenua e pura tesa all’ascolto destrutturato dei bisogni e dell’espressione non-filtrata, ergiamo intorno a noi castelli e muraglie a volte deleterie e soffocanti: recuperare quella dimensione, di verità, spontaneità, semplicità, divertimento dell’infanzia è uno degli obiettivi di questo lavoro, riportare a galla il bambino che è dentro di noi, giocosamente, per recuperare una profonda capacità che abbiamo eclissato: quella di meravigliarsi, e viversi nella propria cosciente autenticità.

 Portare la specialità delle tecniche espressive e artistiche all’interno di una comunità terapeutica e nel lavoro con le tossicodipendenze prevede un incanto e una sfida maggiore: entrare in punta di piedi e armati di tutti i colori del mondo nelle pulsanti vite di chi intorno a sé ha dipinto rigide mura in bianco e nero decorate di emozioni sporche e sedate e, spesso,  comprendere di dover abbandonare la propria tavolozza di colori professionale per lasciarsi immergere e guidare da quella autentica e sorprendente dei loro mondi che tornano a galla, attraverso i sentieri più ostruiti e dissestati, che si schiudono a poco a poco, colorandosi di meraviglia: la sfida è una soltanto, imparare a dipingere insieme a loro, con loro, respirando insieme sull’arcobaleno della vita.
 Capita spesso che mi si chieda: e quali sono i colori della tossicodipendenza?
La tossicodipendenza ha gli stessi colori del mondo... la completezza dell'arcobaleno e la versatilità delle sfumature più improbabili.
I soggetti dipendenti da sostanze psicotrope sono, prima di tutto e sopra a tutto, semplicemente persone... con un universo di sensi travolgenti e stravolgenti...
Le loro emozioni, spesso anestetizzate dalle sostanze e dalle loro sofferenti storie di vita, a volte si assopiscono accucciate in angoli oscuri e tenebrosi del loro essere/non-esser-ci, pungendo silenti sotto la pelle dell'inconsapevolezza, altre volte si insinuano latenti in ritagli di vita, sbocciando di meravigliati sensi in cerca di assaporamento e assimilazione, altre esplodono, come magma rovente e schegge cristalline scagliate nell'infinito...
 Pennellate corpose si dipanano nell'atmosfera... e sfumano lacrime, sorrisi, ricordi, desideri, paure, respiri...ogni colore, ogni segno è una parte di noi che prende forma, senso...vita...
Liberamente emozioni si riversano su carta, dense e ricche....
Note e sussurri si traducono in colori e intime significazioni...
Corpi interrotti giocosamente si creano, da pelle a pelle...in un viaggio profondo, intimo, ma sempre discreto, a volte incantato.

 Il percorso di ContattArti prevede una serie di attività che includono:

 -     Un  lavoro propedeutico di alfabetizzazione emozionale, volto alla familiarizzazione con la sfera emotiva e i processi di consapevolezza e autoconoscenza;
-      Un allenamento all’uso dell’emisfero destro stimolato attraverso il disegno e tecniche di creatività “laterale”;
-      Laboratori centrati sui temi dell’autoconoscenza, della personalità, del proprio mondo fisico e affettivo, dei sentimenti e delle emozioni, dei conflitti personali e delle problematiche legate all’abuso di sostanze e ai propri modi d’essere;
   -   Lo sviluppo del Sé come “opera d’arte”, ovvero la libera espressione creativa e artistica di prodotti artistici significanti il proprio mondo interiore.

 Nei laboratori avviati le risposte dei partecipanti sono state molto propositive: la modalità giocosa del colore ha reso poco invadente il processo di elaborazione interna dei propri vissuti, stuzzicando così l’attenzione e la motivazione. Chi ha preferito rimanere su un piano più “superficiale” è stato libero di farlo, mentre chi ha scelto di mettersi più in gioco, comprendendo il senso più pedagogico delle attività, ha lasciato che il suo mondo interiore si sciogliesse nel colore, concedendosi spesso di stupirsi o confermarsi davanti ai suoi ricordi, ai suoi sorrisi, ai suoi fantasmi, alle sue lacrime. Ecco alcuni feedback emozionali riportati da alcuni partecipanti alle attività laboratoriali dei centri terapeutici maschili e femminili:

“E’ stato bellissimo, mi ha fatto ricordare l’infanzia, ho colorato con tanto amore. Tante volte cerchiamo l’allegria in grandi cose. Oggi in una piccola cosa, molto semplice, ho trovato un momento intenso di divertimento e pace interiore”.

“Ora mi sento tranquilla, un po’ emozionata e quindi positiva perché ricordare e descrivere le emozioni con dei colori è un espressione così semplice, naturale, particolare, che mi soddisfa. E' come tornare bambini sia nell’emozionarsi con le musiche che esternare l’emozione con delle immagini e ancora una volta imparo a conoscermi sempre di più”.

“Da quando abbiamo cominciato il laboratorio il mio pensiero sta cambiando in positivo, all’inizio ero scettica, mi annoiavo e di conseguenza non mi predisponevo nel modo giusto. Ma ora qualcosa è cambiato, sento che questo laboratorio mi sta aiutando a lasciarmi andare, ad aprirmi più che con gli altri, sopratutto con me stessa. E mi sta aiutando a conoscermi”.

“Mi piace tanto quello che mi fai sentire e provare con l’ “arteterapia”. Mi libero, mi rilasso, a volte mi viene da piangere ma tutto questo è bello. Tante emozioni, che in questo modo riesco a tirare fuori e che per una persona come me che è abbastanza chiusa non può fare altro che bene.”

“Abbiamo iniziato questo lavoro che pensavo fosse una stupidaggine, interrogandomi su che cosa avrebbe potuto mai suscitarmi disegnare con la musica. Ad oggi dopo tre incontri devo ricredermi su quello che ho suddetto. Questo perché oggi posso dire che tutto ciò ne suscita di emozioni, belle e brutte, ma sicuramente emozioni, quelle che fino a oggi non provavo più. Ma cosa bella è che sto imparando a riconoscerle”.

“Abbiamo svolto un’attività che mi ha sorpresa e mi ha aiutata moltissimo. Casualmente la mia sensazione di non capirmi, di non sapermi leggere dentro è venuta a galla e sono riuscita ad esprimerlo. Inizialmente non avevo idea di come rappresentarmi ma poi la mano è andata da sola, traducendo perfettamente cosa sento dentro, come mi sento. Ora sono soddisfatta, felice di essermi ASCOLTATA.”

“Ho voluto raffigurare due modi di essere: quella colorata di scuro è la parte ambigua e confusa di me che non accetto, mentre i colori più chiari sono le cose belle che ho fatto e che mi danno forza per recuperare e cambiare nella trasparenza, che è la parte semplice”.

A volte, seppur apparentemente paradossale, indossando una maschera siamo in grado di smascherare il nostro vero essere, le sue resistenze, i suoi bui, le sue “tossicità”: è la maschera dell’artista che ci consente di fare questo, vestendoci della creatività che è in ognuno di noi, rendendoci attivi e responsabili in prima persona del nostro essere e del mondo in cui ci costruiamo come esseri umani viventi, pensanti, sognanti, percepenti, emozionanti. Ognuno di noi, unico artista, autore e responsabile di sé stesso. Del resto, una volta toccato il fondo, cosa resta se non la possibilità di ri-cre-arti?!

Dott.ssa Marta De Lorenzo
articolo su Notizie Emmanuel , anno 2008