L’artcounseling, l’arteterapia e ogni altro progetto di relazione d’aiuto, si avvalgono di importanti ricerche, studi, sperimentazioni per avallare le proprie tesi e la propria utilità. Ma io credo che tutto ciò non possa assolutamente prescindere da una sorta di “tensione” naturale verso la sensibilizzazione nei confronti dell’Alter e, nel caso specifico, anche dell’arte. Questo non vuol dire che ogni professionista nel campo debba essere necessariamente anche un “artista”, ma sicuramente una persona creativa e delicatamente predisposta alla percezione meta-sensoriale e paraverbale in cui l’arte ti travolge e avvolge. Si tratta di un modo speciale di sentire...e che sia innato o affinato nel tempo poco conta, purché esista e sia in grado di creare una dimensione tra se stessi e l’arte (e dunque se stessi e l’utenza a cui ci si rivolge) in cui ogni relazione di senso si muova visceralmente sul canale della creatività e della sensibilità, dell’emozionalità...
Personalmente credo di dover tutto all’arte nella mia vita...e quando parlo di arte mi riferisco alla sua accezione più generale e poliedrica: l’arte intesa come forma di senso e sensibilità che ti si insinua nello stomaco offrendoti possibilità di letture e di cammino della/nella realtà alternative, intime, forti. Musica, colori, disegno, pittura, scrittura mi hanno sempre accompagnata durante la mia crescita e la mia vita, a volte come silente culla di emozioni, altre come importante strumento di lavoro e significazione in momenti chiave della mia esistenza.
Non mi reputo un’artista, ma so che non potrei (non potremmo?) far a meno dell’arte nella mia vita tanto quanto del sole che ci riscalda...Lei c’è...è dentro di noi...e quando trova finalmente un canale per affacciarsi attraverso la nostra pelle e i nostri sensi, ingloba e stravolge la nostra visione del mondo fino a diventarne parte integrante...Chissà...forse il sesto senso, o il terzo occhio potrebbero proprio identificarsi con l’arte...grande madre e cratrice di mondi possibili...dei nostri mondi possibili.
I laboratori che conduco si basano su queste premesse e tendono a stuzzicare la produzione artistica del Sè e la rappresentazione creativa, simbolica, emozionale dell’essere, come offerta di un canale alternativo (non a se stante ma integrato con gli altri e collaborante con essi) attraverso il quale, per dirlo socraticamente, Conoscere se stessi e, pindaricamente, divenire ciò che si è. In altre parole, entrare in con-tatto con se stessi e le proprie emozioni.
Ogni volta che mi trovo in un laboratorio, sento il mio cuore dischiudersi e ogni senso sbocciare: è un tuffo dolcissimo entro la vera vita, navigando nelle emozioni, nelle sens-azioni, e non c’è esperienza più bella che recuperare, di volta in volta, un’inarrestabile meraviglia.
Per diventare bambini ci vuole una vita, diceva Picasso...E’ vero...persa la spontaneità e la semplicità dell’infanzia, ingenua e pura tesa all’ascolto destrutturato dei bisogni e dell’espressione non-filtrata, ergiamo intorno a noi castelli e muraglie a volte deleterie e soffocanti: recuperare quella dimensione, di verità, spontaneità, semplicità, divertimento dell’infanzia è uno degli obiettivi dell’ artcounseling, riportare a galla il bambino che è dentro di noi, giocosamente, per recuperare una profonda capacità che abbiamo eclissato: quella di meravigliarsi, e viversi
Per cui mi auguro di continuare, giorno dopo giorno, a poter navigare attraverso questi profondi torrenti dell’esserci, straripanti di colori e forme e sensi infiniti, riflessi di arcobaleni saporiti, da addentare, momento per momento, in ogni sfumatura.
Una studentessa di scuola superiore, lavorando sul tema della “Fragilità”, disegnò i contorni di una farfalla esile e stilizzata con una matita gialla pallida, lasciandola bianca e incolore, e scrisse: “bisognerebbe intingere le ali nel nostro arcobaleno”.
Questo è il senso del mio artcounseling: intingete le vostre ali nel vostro splendido arcobaleno!
Personalmente credo di dover tutto all’arte nella mia vita...e quando parlo di arte mi riferisco alla sua accezione più generale e poliedrica: l’arte intesa come forma di senso e sensibilità che ti si insinua nello stomaco offrendoti possibilità di letture e di cammino della/nella realtà alternative, intime, forti. Musica, colori, disegno, pittura, scrittura mi hanno sempre accompagnata durante la mia crescita e la mia vita, a volte come silente culla di emozioni, altre come importante strumento di lavoro e significazione in momenti chiave della mia esistenza.
Non mi reputo un’artista, ma so che non potrei (non potremmo?) far a meno dell’arte nella mia vita tanto quanto del sole che ci riscalda...Lei c’è...è dentro di noi...e quando trova finalmente un canale per affacciarsi attraverso la nostra pelle e i nostri sensi, ingloba e stravolge la nostra visione del mondo fino a diventarne parte integrante...Chissà...forse il sesto senso, o il terzo occhio potrebbero proprio identificarsi con l’arte...grande madre e cratrice di mondi possibili...dei nostri mondi possibili.
I laboratori che conduco si basano su queste premesse e tendono a stuzzicare la produzione artistica del Sè e la rappresentazione creativa, simbolica, emozionale dell’essere, come offerta di un canale alternativo (non a se stante ma integrato con gli altri e collaborante con essi) attraverso il quale, per dirlo socraticamente, Conoscere se stessi e, pindaricamente, divenire ciò che si è. In altre parole, entrare in con-tatto con se stessi e le proprie emozioni.
Ogni volta che mi trovo in un laboratorio, sento il mio cuore dischiudersi e ogni senso sbocciare: è un tuffo dolcissimo entro la vera vita, navigando nelle emozioni, nelle sens-azioni, e non c’è esperienza più bella che recuperare, di volta in volta, un’inarrestabile meraviglia.
Per diventare bambini ci vuole una vita, diceva Picasso...E’ vero...persa la spontaneità e la semplicità dell’infanzia, ingenua e pura tesa all’ascolto destrutturato dei bisogni e dell’espressione non-filtrata, ergiamo intorno a noi castelli e muraglie a volte deleterie e soffocanti: recuperare quella dimensione, di verità, spontaneità, semplicità, divertimento dell’infanzia è uno degli obiettivi dell’ artcounseling, riportare a galla il bambino che è dentro di noi, giocosamente, per recuperare una profonda capacità che abbiamo eclissato: quella di meravigliarsi, e viversi
Per cui mi auguro di continuare, giorno dopo giorno, a poter navigare attraverso questi profondi torrenti dell’esserci, straripanti di colori e forme e sensi infiniti, riflessi di arcobaleni saporiti, da addentare, momento per momento, in ogni sfumatura.
Una studentessa di scuola superiore, lavorando sul tema della “Fragilità”, disegnò i contorni di una farfalla esile e stilizzata con una matita gialla pallida, lasciandola bianca e incolore, e scrisse: “bisognerebbe intingere le ali nel nostro arcobaleno”.
Questo è il senso del mio artcounseling: intingete le vostre ali nel vostro splendido arcobaleno!
Ciao Marta! Vedo che coltivi i tuoi interessi con più ardore che mai! Bello!
RispondiEliminaE, a proposito di interessi, conosci Arno Stern e i suoi Closlieu?
Grazie Cielo! Sì conosco e mi ispiro molto al lavoro di Stern...Il Closlieu è un angolo intenso di paradiso della creatività e del colore...prima o poi avrò lo spazio per crearne uno tutto mio, in cui affondarsi... semplicemente... dentro se stessi e il proprio arcobaleno...:-)
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